Inutile nascondersi dietro ad un dito. L’etnico piace. Che sia un quadro, un mobile, un ninnolo, un portavaso, ciascuno di noi possiede almeno un oggetto etnico. Che poi a pensarci bene il termine “etnico” non vuol dire affatto “africano, nordamericano, giraffa, elefante, rosso arancione…” e tutte le altre associazioni che facciamo pensando alla parola etnico. Tale denominazione viene usata infatti per definire un popolo. Si dovrebbe piuttosto dire “di etnia africana“, “di etnia asiatica“, insomma di etnia equivalente al popolo di cui si vuole parlare. Ma nell’arredamento il termine “etnico” è piuttosto sdoganato e vuol significare esclusivamente “africano & co.” Punto.
Ovviamente non che pensassi a tutte ‘ste cose mentre ero alla ricerca di un’idea abbastanza valida per un pensierino a mia cognata. Più che altro mi concentravo sul mobilio della sua stanza, del suo salone. Avevo in mente il bellissimo quadro appeso al muro d’entrata ed ai due mobiletti scuri ai lati del divano… insomma.. all’etnico! Scelto il modello… che vuoi che sia decidere l’oggetto da creare che non finisca in un cassetto?? Robetta!
Così ho creduto fosse utile un caricabatterie per il cellulare. Di questo tipo ormai è pieno il web, tant’è che non mi soffermo nemmeno a parlarvi del come e del dove ho saputo esistesse un affare che si attacca alla presa della corrente , per sostenere il telefono in carica, quand’anche non vi sia un supporto dove poggiare l’apparecchio!
Ok… e ora? Come si procede? vabbè.. il giallo ed il rosso ci stanno sempre, piazziamoli che non ci sbagliamo.. mal che vada la scambieranno per romanista… e poi? E niente… poi ho aggiunto due di quella fila di elefanti che sono rappresentati in uno sticker murale che ancora devo attaccare nel mio di salone. Non ho fatto altro che disegnarne un paio e riportarli su pannolenci. Anche in questo caso… dovessi rifarlo… userei feltro per il corpo dell’oggetto e pannolenci per le decorazioni.
E’ andata bene (spero), è piaciuto! Posso dire “disegnato e cucito da me”? Mi sa di no…